Quella sera

Si ricordava quasi tutto della prima sera in cui la vide, anche come era vesita.

Quando, qualche anno dopo, salì in macchina sua indossava lo stesso vestitino a tubino lungo poco sopra le ginocchia, aderente quando bastava per risaltare le sue forme e con la schiena scoperta che mostrava uno dei suoi due tatuaggi. Quel tatuaggio che partiva dalla spalla destra e si arrampicava verso il centro della schiena fino alla base del collo. Si ricordò della prima sera, in discoteca, e di come stette a lungo a pensare a come usare quel tatuaggio per attaccare bottone. Si ricordò anche di come le sue paure lo frenarono: il pensiero di andare da lei, provare a parlarle ed essere guardato con uno sguardo del tipo ma ora che vuole questo sfigato lo bloccò completamente.

Rendersi conto che, invece, quella sera se la ritrovava in macchina lo stupì. Quante volte aveva fantasticato sulla possibilità di conoscerla davvero, sulla possibilità di mostrare lei cosa fosse davvero oltre a quel goffo ragazzo che aveva paura di approcciarla anche con un semplice "ciao". Aver passato con lei del tempo vero, essersi potuti guardare negli occhi e, ancora di più, nell'anima era una cosa che mai avrebbe immaginato potesse accadere. Il destino, invece, aveva fatto strani giri ma li aveva condotti, dopo altri momenti insieme, ad essere lì da soli in quell'auto quella sera. Il destino li aveva fatti avvicinare tanto quasi da sfiorarsi, come due che senza saperlo si stanno cercando da una vita e, trovandosi, sembrare di essere sempre stati l'uno al fianco dell'altra.

Quella sera, lo stesso tubino della prima volta, quasi a voler indicare la chiusura di un cerchio. E quel cerchio quella notte si chiuse.

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