Meglio soli che male accompagnati

Parcheggiarono le loro auto lungo la strada arrivando pochi minuti l'uno dopo l'altra. Scesero entrambi dall'auto e si salutarono con un abbraccio ed un leggero bacio sulla guancia.

- Vieni spesso qui al lago?
Chiese lei. 

- Beh direi non spessissimo. Mi capita quando ho davvero voglia di scavare dentro di me, la calma di questo posto e di questo lago mi portano in qualche modo a trovare una connessione con me stesso che mi rimane difficile in altri luoghi.

Lasciarono la strada e si incamminarono silenziosamente lungo un piccolo sentiero che conduceva alle rive di quel lago. Quella sera c'era la luna piena, la sua luce risplendeva forte su quell'acqua calma, totalmente priva di increspature. Tutt'intorno le luci calde dei lampioni facevano da contorno a quell'atmosfera e si contrapponevano al fresco pungente di quelle prime sere di primavera. Il silenzio fu rotto da lei che, con la leggerezza che la distingueva, iniziò a raccontare una delle solite situazioni imbarazzanti in cui si infilava spesso. Scoppiarono a ridere forte, di pancia, di quelle risate capaci di spazzare via qualsiasi malumore. Quelle che ti alleggeriscono l'anima. Continuarono per tutta la durata del tragitto con le loro solite stronzate che solo loro capivano, con i riferimenti pop trash che li avevano sempre accomunati dal primo momento che si erano conosciuti.
Ad un certo punto il sentiero cominciò ad uscire da quella lieve boscaglia e gli permise di ammirare la riva e quella luna illuminare tutto il lago.

Arrivati sulla riva si sedettero vicini. Lui aveva portato una coperta che distese prima di sedersi.

- Sei stato incredibilmente previdente
esordì lei.

- Beh, grazie per la fiducia l'apprezzo
rispose ridendo di rimando.

- Non avrei mai permesso che le tue dolci chiappe potessero infradiciarsi per l'umido dell'erba. So già che me lo rinfacceresti per giorni.

Si sdraiarono entrambi mettendosi ad ammirare la luna, quella sera sembrava più piena di altre volte. Sembrava fosse così luminosa per permettergli di guardarsi negli occhi l'uno dell'altra senza perdere neppure un'espressione. Cominciarono a parlare di film, ovviamente partendo da capolavori come Frankenstein Junior, entrambi adoravano quel film. Si misero a parlare di come fosse stato reso incredibile anche nel doppiaggio, riuscendo a cogliere sfumature che in lingua originale sembravano impossibili da riprodurre. Lei gli disse che era una frignona davanti ai film gli capitava spesso di piangere.

- Hai presente quei film un po' romantici in cui i due si avvicinano, poi per qualche motivo si allontano e alla fine si riprendono per stare insieme per sempre? Beh, io durante quei film piango come una bambina. Vedo magari il lui di turno che è innamorato, che ci tiene a lei, che è premuroso senza essere un bamboccione inutilmente smielato. Ecco quando vedo questo penso che io non troverò mai uno così.

Lui annuì in totale silenzio, non le aveva staccato gli occhi di dosso per neppure un istante durante il suo racconto, guardandole intensamente gli occhi e le labbra che si muovevano con il suono delle sue parole. Dopo qualche istante di silenzio le disse:

- Ti capisco. In tutta onestà, anche se può sembrare poco da duro, anche io apprezzo quel tipo di storie, se non sono delle bambinate eh. Apprezzo chi si prende cura di chi ama, che ha il coraggio di esporsi, che non teme di mettersi a nudo e mostrarsi vulnerabile. Penso che per me l'amore è proprio così. O così o nulla. Sono del partito "meglio soli che male accompagnati" e lo penso davvero. Avere qualcuno accanto solo per non stare da soli è una cosa che non riesco ad accettare per me. Io non faccio entrare nella mia vita tutti quanti. Non fraintendere, sono uno socievole, che parla con tutti senza grandi problemi, ma sono poche, anzi, pochissime le persone a cui mostro alcune parti di me che mi raccontano davvero. Parti che tengo custodite nel profondo.

- Credo che sia giusto essere così. In fondo se uno dà tutto a tutti, cosa rende davvero speciale qualcuno?

- Esatto! Io sono uno che tende ad essere premuroso proprio di carattere anche se posso sembrare un po' scontroso, ma con alcuni non lo sono affatto, mentre per altri lo sono molto. Solo con alcune persone, però, essere presente, essere premuroso, dare il mio supporto, mi fa stare bene. Mi rende felice. Penso che sia bello provare certe cose per qualcuno, ammetto che in fondo amerei anche la routine con una persona che mi facesse provare queste cose. Credo ci siano delle cose davvero belle nella routine, non intendo quella in cui non si hanno stimoli, quella in cui si dà per scontato qualcuno, quella in cui non si cerca mai di lavorare per tenere vivo un rapporto, ma intendo quella routine in cui si sa che quel qualcuno c'è. Forse come differenza è davvero sottile, ma sono due cose totalmente diverse. È quel tipo di abitudine che ti fa stare bene.

- Non credo tu sia scontroso, anzi. Con me sei molto premuroso, mi dai sempre supporto e mi scuoti quando ho bisogno di una piccola spinta. Penso che tu mi abbia raccontato cose molto tue riguardo al tuo passato. Non so se è davvero così ma quando mi hai raccontato alcuni episodi della tua vita, guardandoti negli occhi, sentivo di essere molto in profondità dentro di te.

- È così. Alcune delle cose che ti ho raccontato non le ho dette a nessuno ed altre le sanno a malapena persone che conosco da tutta la vita. E comunque anche tu spesso mi hai spronato in momenti in cui mi trovavo bloccato, è stato sempre importantissimo per me, sai?

- Mi fa piacere. Siamo paritari, no?

- Giusto. Sai quanto lo apprezzo. Sai quel discorso sulle premure che ti facevo prima? Beh, tu sei una di quelle persone per le quali essere così mi rende felice. Forse l'unica.

Il silenzio di quel luogo, in quel momento diventò quasi assordante. Passarono alcuni minuti senza che nessuno dicesse nulla. Lui raccolse un sasso da terra e lo lanciò verso il lago. Lo vide rimbalzare un paio di volte ma il controluce della luna gli impedì di capire quanto avanti fosse arrivato. Si voltò verso di lei e la vide che stava ancora fissando la luna, come alla ricerca di parole da dire, per rompere quel silenzio. Lui si alzò lentamente in piedi e le disse: "andiamo via?". Lei annuì silenziosamente e allungò la mano per farsi aiutare a sollevarsi. Raccolsero la coperta che con l'umidità del prato iniziava ad inzupparsi. Piegata la coperta alla meno peggio si incamminarono sul sentiero percorrendolo a ritroso. Arrivati alle auto lui lanciò la coperta dentro al bagagliaio e si diresse in direzione dell'auto di lei. Si trovarono di fronte l'una all'altro fissandosi dritti negli occhi senza preferire neppure una parola. Si abbracciarono forte, con un'intensità insolita, quasi a non volersi lasciare andare, come se quell'abbraccio fosse l'unico modo per non allontanarsi, per non perdersi. Si salutarono con un "a presto", salirono in auto e partirono. Lui la guardò dallo specchietto retrovisore mentre lei vedeva la sua nuca in controluce nella macchina di fronte. Quasi contemporaneamente pensarono a quel saluto, a quelle due parole: "a presto". Un saluto che sembrava semplicemente dirsi che domani avrebbero fatto un altro passo insieme, accanto, che avrebbero ancora percorso della strada insieme. Non lo avevano ancora capito, ma forse lo sapevano nel profondo che era un addio senza coraggio.

All'incrocio poco più avanti le loro auto presero due strade diverse. Quella sera al lago, seduti sul  bagnasciuga, sarebbe stata per loro l'ultimo momento insieme. Si erano sfiorati l'anima, si erano toccati nel profondo come raramente gli era capitato, ma erano scivolavi via senza riuscire a trattenersi.

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